Antonio Sorgente
L’artista Pascal Sorrentino, disincantato dai miti e dalla globalizzazione dei mercati internazionali ed in alternativa all’arte tradizionale, tende a ricreare, in modo personale, la tensione intellettuale ed emotiva del Dadaismo, attraverso il ricorso al metodo della dissacrazione delle forme e dei significati. Con personale intuizione, infatti, recupera gli oggetti più disparati abbandonati dalla società, riutilizzandoli poi nelle rappresentazioni “pittoriche”. Dopo aver collocato un supporto rigido nella parte posteriore della tela, colloca su quest’ultima gli oggetti designati, fissandoli e successivamente dipingendoli affinché assumano forme antropomorfe e simboliche. La composizione assume una bidimensionalità originale che richiama gli antichi bassorilievi, con l’aggiunta di effetti surreali e a volte astrattizzanti. I colori sono apposti a campiture brillanti e/o evanescenti. Non mancano opere di vera scultura tra le realizzazioni di Sorrentino. Trattasi di suggestive icone lignee di forma totemica, di originali maschere africane, di figure stilizzate dal timbro simbolico che riecheggiano le silhouettes di Giacometti. L’uomo, gli animali, gli oggetti di uso quotidiano, riempiono la scena che, con la cornice dipinta e lavorata, diventa una sorta di “teatrino della vita”. Sul piano strettamente tecnico-pittorico appare sorprendente la varietà delle metodologie seguite dall’artista: attraverso l’utilizzo di materiali sabbiosi, poliuretanici e siliconici, nonché di preparazioni di impasti con vernici ad olio, acrilici, tempere, resine, etc., riesce sempre a conferire, alle opere, una forte carica emozionante ed un senso struggente di modernità.
Un’applicazione particolarmente felice di tali procedimenti si ritrova nella serie dei “Continenti”. In esse l’Africa, l’Australia e l’America non solo sono raffigurate nei loro elementi geografici ed antropologici distintivi: attraverso tecniche miste su tela di juta, i colori ed i rilievi materici conseguono l’effetto di richiamare in modo sintetico ed efficace la natura dei luoghi, quali le savane, i deserti africani, le foreste australiane e le catene montuose che s’innalzano tra i due oceani. Tra le recenti opere di Sorrentino, particolarmente suggestiva è quella dal titolo “Incontro furtivo”. Trattasi di una tela con supporto, sulla quale appaiono due fragili sculture lignee, dall’andamento ondeggiante, “imprigionate” da sottili fili di ferro. Queste sono collocate su una struttura metallica reticolata su di un fondo di colore “giallo santo”. Accanto al reticolo metallico, che occupa i due terzi del quadro, la tela presenta un’ulteriore zona dipinta a finestra, attraverso la quale s’intravede un cielo azzurro su di un prato verde. Chiaro appare il significato simbolico dell’opera, dove le figure sembrano volersi divincolare dalle “prigioni” del filo di ferro e dirigersi, in piena libertà, verso il mondo esterno. Questa è sicuramente l’opera che più delle altre, riflette in modo sintetico e significativo, il carattere e la poetica di artista Pascal Sorrentino, artista prediletto dagli dei.